domenica 3 gennaio 2010

L'ottava Porta 1° capitolo

La cornice





Althea se ne stava appoggiata ad un albero, la faccia bianca, un po’ smunta, gli occhi chiari persi in un orizzonte interiore nebuloso, senza rilievi, punti di riferimento. Scossa da un tremito interno, si guardò intorno con un interesse ancora annebbiato, guardò i suoi vestiti, vecchi ed un po’ consunti, la borsa da viaggio che aveva con sé, appoggiata sull’erba fresca del mattino. L’aprì curiosa di vedere cosa c’era rimasto. Sovrappensiero, le mani ferme sulla borsa, inseguiva con la mente gli ultimi avvenimenti che le erano accaduti.
Battaglie, sconfitte, vittorie ormai si confondevano le une nelle altre, non era chiaro il senso di tutto quel vissuto - Per cosa ci si affanna tanto ?- si domandò tra sé con una punta di angoscia. Si riscosse da quei pensieri deprimenti e cominciò a rovistare dentro la borsa - Bene! Guardiamo cosa mi è rimasto!- Era una sacca di pelle grande, di un bel colore azzurro, un po’ consumato in qualche punto, ma ancora vivace e dava l’idea di poter contenere tantissime cose - il mio libro di preghiere, un quaderno, due penne, fazzoletti, il mio biotensor, lo specchio, del pane un po’ andato e basta. Che bello sono proprio ricca! – esclamò tra sé e sé rabbiosamente – No! C’è dell’altro!- rufolando in fondo sentì qualcosa di fresco, rotondo, duro – una pietra preziosa! – tirò fuori l’oggetto ed effettivamente era una pietra, forse non preziosa, ma di un color oro così luminoso da affascinare lo sguardo. – Ma che strano! Cos’è? Non ricordo di averla presa da nessuna parte. – la girò e rigirò tra le mani pensierosa, cercando di ricordarsi chi e quando le avevano dato quella pietra, ma tutto era nebuloso. Schiacciandola tra le mani, iniziò a sentire una strana sensazione di formicolio, la pelle vibrava come percorsa da una leggera corrente elettrica, mentre la pietra cambiava consistenza, diventava morbida, malleabile e prendeva forme strane a seconda di come le mani si muovevano su di lei. Althea provò a lasciarla andare, ma le mani rimasero attaccate alla sostanza ormai gommosa che prima era la pietra. Più apriva le braccia e più si dilatava, rimanendo appiccicata alla pelle, se però fermava le braccia in una posizione per qualche secondo, la sostanza si faceva di nuovo densa e prendeva un forma aperta. – Posso farci una cornice! - pensò entusiasta. – Già! Ma per fare cosa? – Althea provò a lasciar andare la sostanza, ma i suoi sforzi furono vani. Rimase a guardarsi le mani pensierosa per un po’, mentre varie idee le balenavano nella testa, ma nessuna aveva un senso. Finalmente lasciò andare la mente, disegnando cerchi, farfalle, onde, fino a che i lunghi fili dorati formarono una cornice, capace di contenere una persona. Le mani lavoravano alacremente, ormai indipendenti dal controllo razionale, davano forme, rilievi, riccioli, linee alla cornice ormai solida che, finalmente si staccò, rimanendo appesa nell’aria.
- Ma a cosa servirà? – si chiese Althea guardandola incuriosita. Con le mani percorse tutto il contorno e si accorse che l’aria racchiusa dalla cornice aveva una consistenza diversa, quasi solida. Provò a spingere e ci fu un movimento come di una porta trasparente che si apre, spinse più forte e si aprì veramente qualcosa, ma al di là c’era solo nebbia. Spinta da una curiosità irrefrenabile, Althea si sedette sulla cornice, passò le gambe dall’altra parte e si ritrovò immersa in una fitta nebbia, mentre la cornice alle sue spalle si chiudeva delicatamente. Gli occhi lentamente si abituarono alla foschia che la circondava e cominciarono a distinguere una strada, dei sassi, degli arbusti bassi che costeggiavano a destra e a sinistra il selciato della strada. Sistemandosi la borsa da viaggio a tracolla, Althea s'incamminò con passo un po’ incerto, ma convinta di voler andare avanti per scoprire dove era finita. La nebbia diventava sempre più rarefatta e s’intraveda la strada che si inerpicava su per una collina boscosa, si distinguevano alberi dal fogliame ricco e di un verde quasi fosforescente, mentre una luce sempre più chiara illuminava la cima del colle. Senza nessuna fatica, la ragazza arrivò in cima, le gambe salivano agili e svelte come se corressero sull’aria, mentre il suo stato d’animo si faceva sempre più allegro e leggero..............

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